Nel post precedente abbiamo visto la nostra struttura ossea ed articolare. Questo è il nostro telaio, o meglio il nostro endoscheletro: a differenza di un’automobile, il musicista ha la struttura portante all’interno ed il motore (i suoi muscoli) all’esterno.
È chiaro per tutti che sono i muscoli a determinare i movimenti del corpo. Ma come?
Anche oggi non ci inoltreremo troppo nel tecnico, ma ci limiteremo alla comprensione di quegli aspetti che interessano il musicista, e che possono contribuire a suggerirci le pratiche di studio e gli esercizi migliori.
Rimando chi avesse difficoltà con i termini tecnici all’apposito articolo 🙂
Nella sua forma più semplice, un muscolo è un corpo fusiforme dotato di due estremità. Ciascuna delle due estremità è connessa ad un osso e, sempre nella situazione più semplice, le due ossa interessate dal muscolo hanno un’articolazione comune. Se ora immaginiamo un muscolo come un ente telescopico capace di accorciarsi a comando e quindi tornare nella posizione di riposo, avremo ottenuto il nostro motore muscolare.
Nell’immagine qui a fianco si vede il bicipite del braccio, che quando si accorcia flette l’avambraccio sul braccio (oppure, se è l’avambraccio a stare fermo, come nell’arrampicata, flette il braccio sull’avambraccio).
Le parti bianche apprezzabili in figura sono i tèndini, cordoni inestensibili e molto forti che connettono il muscolo all’osso. Chi non avesse idea di dove andare a cercare un tendine per guardarlo da vicino può osservare la parte interna del polso mentre stringe forte il pugno e muove lentamente la mano.
L’anatomia e la fisiologia reale sono più complesse, perché:
- molti muscoli hanno più di un tendine su un lato (e vengono definiti bicipiti se ne hanno due, tricipiti se ne hanno tre, quadricipiti se ne hanno quattro). Se guardate bene la figura precedente, potrete notare che il bicipite del braccio in alto si divide in due, e termina in due tendini;
- spesso un muscolo scavalca non una ma due articolazioni e si definisce, anziché monoarticolare, poliarticolare. È il caso del nostro bicipite, che come potete apprezzare dall’immagine qui sopra non si collega all’osso del braccio ma direttamente sulla spalla (e quindi scavalca sia l’articolazione avambraccio-braccio che quella braccio-spalla). Aggiungiamo che
- solitamente un muscolo (soprattutto quelli più grossi) compie più azioni assieme; ad esempio, il bicipite del braccio flette l’avambraccio sul braccio, anteropone il braccio ed extraruota l’avambraccio;
- solitamente un movimento, anche semplice, non viene compiuto da un muscolo soltanto, ma da più muscoli che agiscono in sinergia. Chi volesse divertirsi a curiosare troverà in questa pagina informazioni chiare e di facile fruizione.
A mo’ di esempio, tramite la tavola qui a sinistra potete avere un colpo d’occhio su diverse forme di muscoli; ne mancano alcuni all’appello, ma rende l’idea. Come potete osservare, non è sempre vero che le fibre muscolari sono disposte nel verso delle lunghezza del muscolo, e quindi non sempre un muscolo si contrae riducendo la propria dimensione maggiore. Da meditare.
A questo proposito, chiariamo la questione della contrazione muscolare: un movimento telescopico, dicevamo.
Nell’immagine qui sotto potete vedere la struttura interna di un muscolo in un ingrandimento progressivo da sinistra verso destra: il muscolo è costituito da fasci, ogni fascio da fibre muscolari. Le ultime due immagini, in particolare, mostrano la struttura di una fibra muscolare nel suo dettaglio meccanico infimo: ogni fibra è costituita da filamenti di proteine diverse (le più importanti delle quali sono l’actina e la miosina, evidenziate in figura) che scorrono reciprocamente, accorciando – in fase di contrazione – il muscolo nel suo complesso. Come noterete, quelle barre nere trasversali sono più vicine tra loro nell’ultimo disegno, che mostra un muscolo parzialmente accorciato.
La porzione di muscolo compresa tra due barre si chiama sarcomero; mettete in fila in una fibra muscolare diecine, centinaia o migliaia di sarcomeri ed otterrete una variazione di lunghezza quale ci aspettiamo, ad esempio, da un muscolo come il bicipite del braccio.
Come è forse intuibile, le parti del corpo capaci di compiere i movimenti più complessi ed accurati sono dotate di molti muscoli. Nel solo avambraccio sono collocati 20 muscoli, e un’altra quindicina si trova nella mano, certamente la parte del corpo meccanicamente più sensazionale!
Se volete approfondire l’argomento, ho trovato una bella pagina che mostra da varie angolazioni tutti i muscoli della mano. Ma in Rete potrete trovarne molte altre. Come vedete, esistono vari piani e livelli di muscoli che permettono, in ultima analisi, tutti i movimenti che la nostra mano può compiere… e anche qualcuno in più!
Così come per le articolazioni ed i legamenti, infatti, anche i muscoli ed i tendini di ciascun musicista, a seconda della loro disposizione, forma, forza ed allungabilità possono permettergli certi movimenti e non altri. Questo non deve stupire, come abbiamo visto non siamo fatti tutti allo stesso modo ed anzi è dalla propria fisiologia (o dalla fisiologia di ciascun allievo) che il musicista e l’insegnante devono partire per impostare il metodo più adatto a ciascuno. Tenete a mente questa verità, partiremo da qui anche noi! ;D
Nel prossimo articolo vedremo come è alimentato il nostro… motore musicale. Restate accordati 🙂
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